In questa intervista Chiara Alluisini ci racconta la missione in Rwanda tra incontri con i beneficiari, monitoraggio dei progetti e inaugurazioni in nuovi territori.
Ciao Chiara, bentornata in Italia, siamo curiosi di sapere come è andata la missione?
Il “mal d’Africa” esiste davvero! Ho ricevuto un benvenuto straordinario e già sento la mancanza di quei sorrisi caldi e di quella sincera accoglienza. La missione è andata molto bene e in soli 7 giorni ho potuto incontrare tantissimi dei nostri beneficiari oltre che i referenti locali, con i quali ho parlato a lungo dei progressi dei progetti alla luce del nostro “5 years action plan”.
Dopo due anni hai visto finalmente il Centro per l’Infanzia in funzione come è stato?
Durante la missione ho dedicato molto tempo alla visita delle scuole coinvolte nei nostri progetti educativi e ogni volta è stata una festa! Il nostro ECD (Centro per l’Infanzia) di Rilima è un punto di riferimento per l’intera comunità e funziona a pieno regime con 120 bambini. Ho visitato anche altri 5 ECD che abbiamo sostenuto in diversi modi: la riabilitazione delle strutture, la fornitura di giochi e materiale didattico, la fornitura di cibo e alimenti fortificati contro la malnutrizione, la formazione di genitori e insegnanti. Ho potuto vedere con i miei occhi quanto è importante per questi bambini avere uno spazio sicuro e accogliente dove crescere e quanto è importante per le mamme sapere che i figli sono in buone mani mentre lavorano.
Quali incontri ti hanno particolarmente colpita?
Mi ha colpito tantissimo l’incontro con le ragazze e gli insegnanti di alcune delle 10 scuole superiori che abbiamo attrezzato con la “stanza delle ragazze”, uno spazio confortevole fornito di assorbenti e materiale igienico che le giovani possono utilizzare nel periodo delle mestruazioni. Non ci penseremmo mai che avere le mestruazioni possa essere un ostacolo ad andare a scuola, ma qui è davvero così. Ho avuto un confronto molto bello con loro per capire le esigenze e cosa si può fare ancora sia sul fronte delle strutture che sul fronte educativo.
So che sei stata per la prima volta a Musnyi, cosa hai trovato qui?
Si, Musenyi è l’ultimo dei territori nei quali abbiamo esteso l’operato della Fondazione. Si tratta di un distretto davvero esteso e mal collegato a Nyamata, infatti per arrivarci abbiamo percorso in jeep una lunga strada sterrata. Ho incontrato tante famiglie che vivono in povertà e per le quali la casa è l’esigenza più sentita. Proprio per questo abbiamo inaugurato anche qui il programma Zamuka, che prende in carico le famiglie per condurle con interventi mirati e partecipati fuori dalla condizione di povertà. Alle prime 10 famiglie sono stati consegnati i materiali per ristrutturare la loro casa e altre 30 famiglie entreranno presto nel programma.
Come è stato festeggiare il Giorno della Liberazione a Rilima?
La giornata del 1 luglio la porterò a lungo nel cuore per la gioia e la gratitudine della comunità, che si è riunita tutta per un momento di festa e condivisione dei risultati dei progetti. In questa occasione ho inaugurato i nuovi corsi di formazione per parrucchiere e saldatori e premiato alcuni giovani che hanno terminato i loro corsi con materiale professionale o denaro per poter iniziare le proprie attività lavorative. Gli sguardi orgogliosi di questi giovani che dicevano “ce l’ho fatta” sono stati la soddisfazione più bella della mia missione.
Stai già programmando di tornare?
Certamente! Se tutto va bene sarò di nuovo in Rwanda a marzo per festeggiare insieme a tutte le nostre beneficiarie la Festa della donna.